Recensione di Lavinia Tonnetti
Il lavoro di Elisabetta Nicolai richiama la dimensione dell’invisibile
Sotto il velo dell’essere
Diretto a dar forma a ciò che con una resistenza inafferrabile sfugge allo sguardo, il lavoro di Elisabetta Nicolai richiama la dimensione dell’invisibile e simboleggia un’atmosfera spirituale.il distacco da una rappresentazione
imitativa della realtà e la capacità evocativa del suo linguaggio artistico rivelano una disposizione alla ricerca interiore, soggettiva e al contempo universale.
La sensibilità filosofica racchiusa in questo ciclo di opere, realizzate a partire dal 2004 non si esterna in un pensiero ideologico o scientifico, ma si evidenzia nel gesto e nel segno, in un equilibrio di leggerezza
e forza, di silenzio e presenza, di pause e ritorni.La consapevolezza di non potere trascendere la conoscenza della realtà e il bisogno di stare di fronte alla verità delle cose trova nella materia cromatica l’espressione
più
incisiva e naturale.
I monotipi di Elisabetta Nicolai sembrano, infatti, aver preso vita da sè; non sempre l’artista progetta le forme, ma sono esse stesse a rilevarsi: è la materia-colore, divenuta presenza libera, a muoversi nello spazio
indefinito, anche se limitato, del
quadro.I colore distribuito sulla lastra di plexiglass, prima della stampa, non si sottrae al gioco del caso, che talvolta assume un ruolo di rilievo.
All’artista non interessa raccontare, ma porre in evidenza, in una sospensione, ciò che appare e ciò che dispare inaspettatatamente nel campo visivo interiore. Siamo di fronte ad un’iconografia biomorfica, solo in
parte riconducibile ad elementi della natura, come le canne di bambù, le foglie, una cascata d’acqua, una presenza umana accennata mediante l’indicazione dell’ombelico. Le figure fluttuano in uno spazio cosmico, dove ogni
forma corrisponde a una presenza affettiva, immateriale, talvolta drammatica, lacerata, ferita, talvolta simile ad un desiderio, a un sogno di pace.
Le opere di Elisabetta Nicolai, pur mantenendosi in una personale linea di poetica, tengono conto di diverse tendenze espressive – il deduttivo informale di Fautrier, la totalizzante gestualità di Vedova, il lirismo
vibratile di Licini, lo spazialismo -.Procedendo su questa via, l’artista ha raggiunto una sintesi formale semi-astratta, potenziata dall’uso simbolico dei colori: la vitalità sconfinata del blu, l’eloquente trascendenza dell’oro,
la pulsione dinamica del rosso.
Nella sua pittura non prevalgono segni grafici, quanto colori-forma vivi o rarefatti, dissonanti o irenici, opposti a sfondi fluidi o eterei.
Ogni composizione rimanda ad uno spazio cosmico oltre il quadro, oltre la visione immediata, lasciando intuire quella condizione esitante dell’esistere, sospesa tra lo stupore del mistero e le certezze inneffabili.
Lavinia Tonnetti
Under the veil of being
Aimed at giving shape to what escapes the gaze with an elusive resistance, Elisabetta Nicolai’s work recalls the dimension of the invisible and symbolizes a spiritual atmosphere.
Her detachment from an imitative representation of reality and the evcative capacity of her artistic language reveal a disposition to inner research, subjective and at the same time universal.
The philosophical sensitivity contained in this cycle of works, created since 2004, is not expressed in an ideological or scientific thought, but is highlighted in the gesture and in the sign, in a balance of lightness
and strength, of silence and presence, of pauses and returns.The awareness of not being able to transcend the knowledge of reality and the need to face the truth of things finds its most incisive and natural expression
in the chromatic matter.
The monotypes of Elisabetta Nicolai seem, in fact, to have come to life by themselves; the artist does not always design the forms, but they are themselves illuminated: it is the matter-color, which has become a free
presence, that moves in the indefinite, albeit limited, space of the painting.
The color distributed on the plexiglass plate, before printing, does not escape the game of chance, which sometimes takes on an important role.The artist is not interested in telling, but in highlighting, in a suspension,
what appears and what unexpectedly disappears in the inner visual field. We are faced with a biomorphic iconography, only partly attributable to elements of nature, such as bamboo canes, leaves, a cascade of water,
a human presence hinted at by the indication of the navel.
The figures float in a cosmic space, where each form corresponds to an affective, immaterial, sometimes dramatic, lacerated, wounded presence, sometimes similar to a desire, to a dream of peace.
The works of Elisabetta Nicolai, while remaining in a personal line of poetics, take into account various expressive tendencies – the informal deductive of Fautrier, the totalizing gestures of Vedova, the vibratile
lyricism of Licini, the spatialism -.
By proceeding along this path, the artist has reached a semi-abstract formal synthesis, enhanced by the symbolic use of colors: the boundless vitality of blue, the eloquent transcendence of gold, the dynamic drive
of red.
In her painting, graphic signs do not prevail, as much as vivid or rarefied, dissonant or irenic colors-forms, opposed to fluid or ethereal backgrounds.Each composition refers to a cosmic space beyond the painting, beyond the
immediate vision, hinting at that hesitant condition of existence, suspended between the amazement of mystery and ineffable certainties.
Lavinia Tonnetti